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13. September 2017.
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Mostar, 13 settembre 2017

Vorrei innanzitutto ringraziare tutti voi per la vostra presenza di stasera e saluto tutti quelli che il Vicario generale don Željko ha salutato singolarmente e collettivamente, con il cardinale Vinko a capo.

Un servo indegno. Da 25 anni ogni giorno e talvolta nella binazione festiva o della domenica, recito secondo il canone: “Conferma la tua chiesa sulla terra nella fede e nell'amore insieme al nostro Papa” Giovanni Paolo, o Benedetto, o Francesco, “e a me tuo servo indegno". Prego con fiducia, e davanti a Dio sinceramente credo di essere servo indegno dell'Ordine del presbiterato e, tanto più, dell’episcopato. Tutto è un dono di Dio, per cui sono grato al Signore. E allo stesso tempo è un compito affidatomi tramite la Chiesa, come messa alla prova della mente e della libertà, o come prova ispirata al processo nel Gabbata e alla crocifissione sul Calvario, un compito al quale si risponde per tutta la vita, nella speranza della risurrezione.

Non solo indegno, ma niente. San Paolo, pur consapevole del suo sublime ministero apostolico, non ha detto solo di essere indegno, e parlando della folla dei peccatori ha affermato: "dei quali io sono il primo" (1 Timoteo 1,15), ma ai Corinzi aveva letteralmente scritto: "avrei dovuto essere raccomandato io da voi, perché non sono per nulla inferiore a quei 'superapostoli', anche se sono un nulla" (2 Corinzi 12,11). Proprio così: sebbene io sia un nulla, niente – nihil sum! Questa è la nostra definizione apostolica e vescovile. Nihil sum davanti a Dio. E poiché il Dio di misericordia considerava Saul/Paolo "degno di fiducia" e l'ha assunto "nel suo ministero" (1 Timoteo 1,12), l'Apostolo ci ha mostrato, con l'esempio, come essere grati all'immenso amore di Dio.

Il decreto del Papa. Quando, il 29 maggio 1992,[1] san Giovanni Paolo II decise di affidarmi il munus di Vescovo coadiutore a Mostar, e il Prefetto di Propaganda, Card. Tomko, il 1° giugno a Roma, me ne informò chiedendo il mio consenso, risposi, qualche giorno dopo, che mi sentivo dissuaso, per tutte le difficoltà d’allora e le conseguenze della guerra, dall’accettare un ministero così impegnativo. Tuttavia aggiunsi che non volevo camminare in questo mondo senza la benedizione apostolica del Papa. Come posso meritare la sua benedizione se non obbedisco al suo decreto?

Attraverso molte tribolazioni. Accettando per decisione del Papa, un quarto di secolo fa, il servizio di Coadiutore del Vescovo ordinario Pavao Žanić, ho preso come motto le incoraggianti parole di Paolo e Barnaba: 'È necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel Regno di Dio' (Atti 14,22). Non solo perché allora la guerra colpiva dall’esterno anche la Chiesa d’Erzegovina - ovviamente anche di Bosnia e Croazia - piena di varie pene, ma anche per l’interno fenomeno della disobbedienza e di certe non verità erette quasi a sistema nella diocesi di Mostar-Duvno, consapevole che ci sono sempre degli aspri problemi nella lotta per giungere alla piena obbedienza e alla verità. Una risposta al primo problema fu, tra le altre, il libro postumo di don Marko Perić, „Il caso erzegovinese“.[2] Questo "caso" originale è stato risolto esclusivamente presso la Santa Sede dal 1993 al 2005.[3] L'abbiamo risolto per iscritto nel 2000 con l'adozione della Dichiarazione d'obbedienza, anche se sono rimasti certi recidivi, diretti da alcuni sacerdoti sanzionati e dai loro sostenitori.

Attuando il Decreto "Romanis Pontificibus" si intendeva conseguire la giustizia per il clero diocesano e le parrocchie assegnategli cent'anni fa, nel 1899. Qui vorrei ringraziare i frati francescani, sia quelli del governo sia gli amministratori delle parrocchie, i quali, a suo tempo, hanno decisamente accettato, come anche i neosacerdoti ed altri provenienti, con l'andar del tempo, dalle missioni e dalla cura pastorale croata dall'estero, i quali sistematicamente hanno accettato l'attuazione del Decreto „Romanis Pontificibus“ mostrandosi collaboratori degni di fede nella cura parrocchiale per il bene della Provincia e di tutta la Chiesa locale.

Il fenomeno di Medjugorje. Insieme a tanti testi pubblici, la Curia diocesana ha pubblicato anche i libri „Specchio della Giustizia“[4] e “La verita vi farà liberi”,[5] concernente le cosiddette apparizioni di Medjugorje! Sono assolutamente convinto – come lo era anche il mio predecessore vescovo Žanić – che le non verità non possono essere dichiarate vere, ancor meno nella Chiesa Cattolica, nonostante tutto il chiasso mediatico e l'apparente vittoria. Fermamente credo che una vera ed autentica devozione popolare verso la Madonna, Immacolata Vergine Maria, non può essere costruita sulla sabbia di apparizioni inautentiche! Profondamente temo che  un giorno tutta la verità verrà a galla! E in questo caso, mi sono impegnato e mi impegno, come del resto anche il mio venerato Predecessore, poiché dobbiamo difendere la santissima persona della Madonna dalle falsità umane e la Chiesa deve essere e rimanere anche in questo "colonna e sostegno della verità" (1 Tim 3,15).

Sarebbe degno di lode se in questo fenomeno ci impegnassimo tutti affinché la verità di Gesù ci liberi da vari attaccamenti e interessi terreni per poter vivere in plena veritate et caritate, nella piena verità e carità cristiana, onorando la Beata Vergine Maria così come il Magistero della Chiesa propone e impone.

Accuse escogitate così gravi e così calunniose sul “collaborazionismo” del mio Predecessore e sui miei “contratti” con i dichiarati nemici della Chiesa, e ciò senza alcun ricatto, anzi su mia richiesta, devono essere affrontati in altro modo e in altro forum. Qui farei solo una breve osservazione. Già da anni, prima della mia ordinazione episcopale, ho accompagnato il vescovo Žanić durante vari incontri, anche presso la Santa Sede, per discutere e presentare non pochi gravi scandali che risalgono ai primi momenti delle cosiddette apparizioni di Medjugorje. Sono stato testimone personale di profonde sofferenze del vescovo Žanić. E mi chiedevo non raramente: perché una realtà che si presenta come qualcosa così fruttuosamente buona e spiritualmente sana, viene spesso promossa a livello globale con innumerevoli falsità, inganni, attacchi e calunnie? Anche oggi mi pongo la stessa domanda: di chi è quest’opera? E chi ne ha bisogno?

Ringraziamenti. Sono grato al Signore per questo quarto di secolo in cui mi è stata data fiducia per predicare il Vangelo di Dio, oralmente e per iscritto, di amministrare i sacramenti di Cristo e di reggere canonicamente queste diocesi in Erzegovina per la gloria di Dio, la crescita della Chiesa Cattolica, la salvezza delle anime e il bene del popolo croato. Per tutte le mie colpe e omissioni in quest’operato, chiedo a Dio perdono!

Sono grato alla Santa Sede, che ha seguito direttamente la mia attività. Solo a lei ho giurato la mia fedeltà sul Vangelo. Solo per lei ho fatto i miei conti. Solo lei ho chiamato in aiuto per risolvere il "caso" ereditato e chiarire il "fenomeno" in corso. Solo a lei ho consegnato oltre 2700 documenti dall'Archivio della Curia diocesana su Medjugorje, dove sono documentati gravi fatti ed è contenuta la verità. Ogni giorno sento vari racconti mediatici e di altro tipo che non corrispondono a verità. Ho creduto e credo in quelle parole di Gesù: "Tibi dabo claves Regni coelorum” [A te darò le chiavi del regno dei cieli], Simone, figlio di Giona (Mt 16,19). Mi sono presentato sempre con tutta la parrhesia - libertà aperta e responsabile e con vero rispetto davanti ai Papi, ai Cardinali ed altri Ufficiali della Santa Sede. E sono stato trattato allo stesso modo.  

Sono grato a Dio per i miei fedeli collaboratori in Curia, anche per il libro "Ricordati di me quando entrerai in paradiso!", curato per questa occasione, così come ai sacerdoti legittimi nelle parrocchie dell’Erzegovina, alle suore delle diverse congregazioni e a tutti i credenti nella fedeltà all'insegnamento cattolico, nell'unità dell'amore cristiano, nella promozione della vita spirituale, nella ricostruzione degli edifici ecclesiastici distrutti, nella costruzione di nuovi.

Sono grato ai miei colleghi vescovi delle due Conferenze della Chiesa tra i croati per i consueti incontri annuali e tanti altri, nonché ai membri delle altre Conferenze episcopali per lo scambio degli inviti fraterni, per la cooperazione e la comprensione.

Sono grato a tutte le persone ed istituzioni che sono al servizio della pace fruttuosa, della libertà responsabile, della costruzione di buoni rapporti interumani e dell’ impiego per i disoccupati in questa regione della Patria.

Ho appoggiato e appoggio i contatti con i rappresentanti della Chiesa Serbo-Ortodossa e della Comunità Religiosa Islamica in Erzegovina. Non sono contatti di elevati colloqui ecumenici e teologici, ma non permettiamo che cessi il fuoco degli scambi reciproci di riunioni occasionali e di auguri festivi. Il vero ecumenismo e il dialogo hanno un futuro, e quello falso non ce l'ha.

Per un certo periodo sono stato piuttosto malato. Sono grato a Dio che dona la salute, esaudendo le preghiere delle anime fedeli e servendosi di eccellenti medici e della loro perizia e umanità, e tra loro con particolare rispetto ricordo il dott. Mate Škegro di Zagabria. E a tutti loro Iddio ricambi con i suoi premi.

Sono grato a tutti coloro che si sono ricordati in questi giorni con la loro voce, lettera o venuta a Mostar augurandomi di dare lode al Signore Dio nostro, dal quale con gioia invoco l'abbondante grazia delle sue benedizioni! In particolare, grazie al card. Josip  Bozanić il quale ha espresso auguri oralmente e per iscritto.

Sono particolarmente grato a Papa Francesco per aver inviato, in questa occasione, il suo autografo come segno sicuro che in questi 25 anni ho lavorato sotto la Benedizione apostolica del Papa, come avevo sottolineato nell'accettare questo ministero.

Vi ringrazio ancora una volta per la vostra presenza e attenzione di stasera, per il vostro sostegno umano e spirituale. E come spesso dice il Santo Padre: “Avanti, con coraggio”. Sia tutto nella fede e nell'amore, a lode e gloria della Santissima Trinità.

 

[1] Annuario Pontificio 2017, p. 485.

[2] M. Perić, Hercegovačka afera. Pregled događaja i važniji dokumenti [Il caso erzegovinese. Rassegna degli eventi e documenti più importanti], Mostar, 2002.

[3] Le riunioni ufficiali con i padri francescani della Provincia e della Curia generalizia, su invito della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli si sono tenute a Roma: prima: il 3 aprile 1993; seconda: il 30 ottobre 1995; terza: il 26 febbraio 1996, quarta: il 29 marzo 1997, quinta: il 10 novembre 1998, sesta: il 14 dicembre 1999, settima: il 26 novembre 2002. e ottava: il 24 ottobre 2003. Il Ministro generale ha coronato tutto con la dichiarazione Via communionis in Ecclesia in Herzegovina, del 1 marzo 2005.

[4] Ogledalo Pravde, Biskupski ordinarijat u Mostaru o navodnim ukazanjima i porukama u Međugorju, priredio [Lo Specchio della Giustizia. La curia diocesana di Mostar sulle presunte apparizioni di Medjugorje, a cura di] D. Kutleša, Mostar, 2001.

[5] N. Bulat, Istina će vas osloboditi. Nepouzdanost izvora i nedoličnost poruka. Studija o nekim međugorskim pitanjima (1986.), [La verità vi farà liberi. Uno studio su alcune questioni di Medjugorje /1986/. L'inaffidabilità delle fonti e la non decenza dei messaggi], Mostar, 2006.

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