In occasione del dodicesimo anniversario della morte di Mons. Pavao Žanić, già Vescovo della Diocesi di Mostar-Duvno e Amministratore Apostolico di Trebinje-Mrkan, il suo successore, il Vescovo Ratko Perić, ha celebrato la Santa Messa serale nella Cattedrale di Maria Madre della Chiesa a Mostar, per il riposo dell’anima del defunto Vescovo. Alcuni assistenti del defunto Vescovo Pavao hanno concelebrato la Messa: il Parroco della parrocchia della Cattedrale Mons. Luka Pavlović, il Cancelliere della Curia Diocesana Don Ante Luburić, ed il maestro del coro della Cattedrale Don Dragan Filipović. Il Vescovo Ratko ha parlato ai fedeli dell’eroica opposizione del Vescovo Žanić nei confronti dell’ideologia comunista, confutando così i recenti attacchi contro la sua nobile figura di Vescovo, nella consapevolezza di dover dire la verità riguardo al Vescovo, cosicché non siano diffuse bugie e calunnie nei suoi confronti!
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Sono passati dodici anni da quando, esattamente l’11 gennaio, il Vescovo di Mostar-Duvno, Mons. Pavao Žanić, spirò all’Ospedale Firule di Spalato. Egli fu seppellito due giorni dopo nel cimitero di Kaštel Novi, nella tomba di famiglia, come aveva personalmente richiesto nelle sue Ultime Volontà e nel Testamento.
“Collaboratore?” Nella seconda metà del 2011, più del solito, alcuni hanno accusato il Vescovo Žanić di essere un presunto “collaboratore” dell’UDBA [Polizia segreta iugoslava]: inoltre egli avrebbe ceduto alle pressioni e alle minacce dell’UDBA e per questo avrebbe cambiato la sua posizione sulle cosiddette “apparizioni” di Medjugorje. In sostanza, egli inizialmente avrebbe accettato la veridicità delle “apparizioni” e poi, a seguito delle minacce dei comunisti, avrebbe negato la loro autenticità. E’ significativo che questo ora provenga da coloro che in questo modo difendono il “mistero” di Medjugorje. Sfortunatamente, a questo triste corteo si è unita anche la “veggente” Marija Pavlović – Lunetti nel libro “Viaggio a Medjugorje”, pubblicato da Paolo Brosio lo scorso anno in Italia. A pagina 133 di questo libro si possono leggere le seguenti domanda e risposta:
Brosio: “La polizia gli [a padre Jozo Zovko] chiedeva di rinnegare le apparizioni e la fede mariana, ma padre Jozo ha sempre rifiutato”.
Marija: “La polizia comunista convocò il Vescovo dell’epoca, monsignor Pavao Žanić al commissariato di Mostar e gli intimarono: 'Voi dovete negare tutto e non vi succederà nulla' e così Žanić negò tutto”(1).
Fuori le prove! E’ strano che la “veggente” faccia queste ardite affermazioni come se fosse andata personalmente con il Vescovo Žanić al “Commissariato”! E fa queste affermazioni senza fornire nessuna data, senza citare nulla e senza prove? La signora “veggente” ha delle prove, soprattutto scritte, magari dalla comunista UDBA, per supportare questa “affermazione”? Non si comprende come mai Marija, che ha incontrato più volte il Vescovo Žanić dal 1981 al 1987 a Mostar e a Medjugorje, non abbia mai detto questo al Vescovo stesso, soprattutto quando i “veggenti” trasmettevano il “messaggio della Madonna” secondo cui il Vescovo doveva riconoscere Medjugorje! La “veggente” non fornisce alcuna prova per la sua arbitraria affermazione, eppure certamente si ricorda che lei, Marija Pavlović, insieme a Vicka Ivanković e a Jakov Čolo, il 14 gennaio 1982 si è recata nella Cancelleria Diocesana, per portare al Vescovo Žanić il “messaggio della Madonna” secondo cui lui “esagerava” nel risolvere il secolare “Caso d’Erzegovina”. Fu questo il momento in cui il Vescovo comprese che i “veggenti” erano al servizio di falsi “consiglieri” religiosi nel doloroso caso riguardante il passaggio di alcune parrocchie. La “veggente” Marija se la sentirebbe di giurare sul Vangelo che lei sta dicendo la verità riguardo al suo Vescovo d’allora?
Uno sguardo alla documentazione. Nello scorso novembre, il Vescovo del luogo, Ratko Perić, ha chiesto al gentile dottor Almir Džuvo, Direttore dell’Agenzia per i Servizi Segreti della Bosnia ed Erzegovina, a Sarajevo, di consentirgli l’accesso ai dossier dell’UDBA relativi al Vescovo Pavao Žanić e a Medjugorje. Il Direttore ha cortesemente acconsentito fornendo in fotocopia più di 30 documenti risalenti al periodo che va dal 1981 al 1988. Non c’è neanche uno solo tra i documenti che faccia menzione, in nessun punto, di alcun tipo di coercizione o minaccia a seguito della quale egli avrebbe “negato” cosicché non gli “accadesse” nulla, come la “veggente” ha “informato” il pubblico italiano. Inoltre, in base a varie relazioni che furono inviate in quegli anni dai servizi segreti di Mostar alla sede centrale di Sarajevo, è evidente che il Vescovo Žanić non volle incontrare il Presidente della Commissione per gli Affari religiosi il 14 luglio 1981. Ed essendo un tenace oppositore del sistema comunista, viene esplicitamente citato al primo posto, nell'elenco delle persone “responsabili di attività nemica”, nei documenti datati: 31 gennaio 1983; 7 novembre 1983; 8 dicembre 1983; 4 gennaio 1984; 7 marzo 1984; 24 aprile 1986. Egli è stato, per i suoi principi ideali, oppositore del comunismo per tutto il tempo in cui è stato a Mostar, dal 1971 al 1993.
La verità vi renderà liberi. Nella miscellanea dedicata al Vescovo Pavao Žanić intitolata “La verità vi renderà liberi”, Mostar 1992, è presente un lungo colloquio tra il curatore di quest’opera, Don Tomo Vukšić, che oggi è Ordinario militare della Bosnia ed Erzegovina, ed il Vescovo Pavao. Il curatore domandò: “Molte delle sue omelie contenevano critiche nei confronti delle autorità e dell’ideologia comunista. Io stesso ho ascoltato più volte queste sue critiche. Su cosa si basavano le sue convinzioni e il suo coraggio?” Don Tomo fu viceparroco della parrocchia della Cattedrale di Mostar dal 1980 al 1982.
Il Vescovo rispose: “Essendo un oppositore di principio del comunismo – la bugia universale – ho spesso preso di mira questa bugia. I comunisti avevano la possibilità di intimidire tutti, specialmente i giovani. I fedeli venivano “mortificati’ dappertutto. Il comunismo ha inondato di sangue il mondo intero e nonostante ciò ha ancora i suoi sostenitori. Eppure si è disintegrato perché troppo a lungo ha controllato tutto tramite bugie, forza e vuote parole. Non sono finito in prigione, ma sono stato l’ultima persona a ricevere il passaporto a Spalato.
Intercettavano costantemente le mie comunicazioni. Questo mi è stato svelato una volta da un professore di Inglese. Quando ci incontrammo, mi disse che mi voleva parlare da solo. Mi chiese di accompagnarlo nella sua automobile e dopo andammo fuori città. Egli mi rivelò che gli era stato assegnato il compito di ascoltare le mie conversazioni. Io gli chiesi come faceva. Mi disse: ‘Non lo so. Io ho le mie ore in cui devo intercettare tre linee: il Console d’Inghilterra, [l’Arcivescovo] Franić e [il Sacerdote] Žanić. Io ascolto, metto per iscritto e ricevo una paga, poiché il mio salario da professore è basso’. Poi mi ripeté ciò che avevo detto due giorni prima nella mia conversazione con il Dr. R. Questo mi convinse che non stava mentendo. In seguito, chiesi ad un esperto di esaminare il mio telefono, ma non trovò niente di sospetto.
Quando stavo preparando le prediche per i fedeli nel 1962-63, fui incaricato delle informazioni e della preparazione del materiale necessario. Una volta, mentre non ero in casa, loro [l’UDBA] entrarono nel mio appartamento e portarono via tutto il materiale che avevo, scritto a mano o a macchina, perlopiù omelie. Dopo un po’ i comunisti cominciarono a chiamarmi di tanto in tanto per chiedermi cosa volessi dire quando avevo detto questo o quello. Mi restituirono una parte del materiale, ma molto rimase confiscato. Dissero che gli serviva. Avevano preso anche alcune bobine per il registratore che riuscii a riavere solo con grandi difficoltà” (pp. 15-16).
Ecco come era Mons. Pavao Žanić, da sacerdote a Spalato e da Vescovo a Mostar. E le testimonianze e i documenti forniti mostrano concretamente che ciò che la “veggente” afferma è falso. E solo la verità ci rende liberi!
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(1) P. Brosio, Viaggio a Medjugorje, Milano, 2011, p.133.